Ho scelto di guarire

  1. Maternità e Bimbi Cattivi che Piangono

    By SerenaMilano85 il 30 May 2020
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    Abito al piano terra di un piccolo condominio ed ho un grazioso terrazzino che si affaccia sulla portineria della palazzina.
    Complice la quarantena, mio figlio di quasi due anni si è auto eletto portinaio, quando gioca sul terrazzo non manca mai di salutare con entusiasmo le signore che rientrano, la postina e qualsiasi corriere.
    La sua vicina di casa preferita è la signora proprietaria del cane Lucio, di cui è perdutamente innamorato e con cui passa volentieri del tempo a giocare in cortile.
    Il mio incubo invece è la mia dirimpettaia che ha sempre un consiglio non richiesto e che è spesso la protagonista anonima di Manuale di Sopravvivenza alla Gravidanza, Anima Edizioni 2019, l'ultimo mio libro in cui raccolgo tutti i consigli non richiesti ricevuti durante la mia gravidanza.
    Anche se non sono più incinta da un po', lei prosegue nell'illuminarmi con preziosi contributi di cui farei volentieri a meno.
    Ultimamente, spiandomi dal balcone, mi ha detto che le scarpe da ginnastica della Nike che ho preso al mio bambino non sono adatte a giocare in cortile perché la suola è troppo sottile e sicuramente i sassi gli fanno venire il mal di piedi. Si raccomanda spesso con me di parlare insieme al mio bambino, giuro che in casa mia non stanno in silenzio nemmeno le gatte, e mi ha ricordato di dargli spesso da bere perché inizia a fare caldo.
    Oggi, mentre eravamo sul terrazzino, il cane Lucio ha abbaiato e mio figlio si è messo a fare gridolini di gioia. La signora mio incubo gli ha detto "Cosa fa Lucio? Quando abbaia è cattivo? E' cattivo come te quando piangi?".
    Qui a casa non seguiamo alcuna teoria educativa specifica, come tutte le mamme cerco di fare del mio meglio e nonostante ciò commetto errori, ma mai e poi mai, nemmeno durante la scenata più teatrale mi sono mai permessa di accostare i pianti alla bontà o alla cattiveria e non sono disposta ad accettare che lo facciano altri.
    Viviamo in un mondo di devastati a livello psicologico che anche da adulti non riescono a prendere mezza decisione senza pensare a cosa direbbero gli altri (che poi vorrei capire chi sono gli altri) e ancora diciamo ai bambini che se piangono sono cattivi?
    Vogliamo davvero un mondo di adulti oche giulive? Adulti magari arrabbiati che però ridono come idioti altrimenti si sentono cattivi?
    Se di solito scrollo le spalle davanti al mucchio di cretinate che dice ogni volta, oggi no. Oggi mi sono davvero arrabbiata e per la prima volta ho risposto male.
    Non sono perfetta, non lo sarò mai.
    Mi sono sentita così tante volte sbagliata e incapace di farmi rispettare perché le bambine brave non fanno o non dicono certe cose che io non voglio che mio figlio diventi un adulto incapace di prendere le difese di se stesso o di manifestare le proprie idee perché si sentirà cattivo.
    E quindi caro figlio mio urla a pieni polmoni, manifesta la tua rabbia, la tua stanche...

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  2. Maternità e Quarantena

    By SerenaMilano85 il 28 April 2020
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    Sono passati circa due mesi dall'inizio di questa quarantena. Due mesi intensi in cui ci sono state giornate dense di preoccupazioni, di domande, di dubbi, di letture, di fiato sospeso per parenti ospedalizzati, di momenti di gioia per chi è stato dimesso e momenti di dolore per i lutti da elaborare.
    La maggior parte di noi ha vissuto in maniera più o meno intensa tutto ciò.
    I primi momenti pensavo che vivere una quarantena con un bambino fosse una prova molto difficile. Io e mio marito siamo completamente soli nel gestione del nostro bimbo e non abbiamo alcun parente a cui poter chiedere aiuto pertanto era prioritario che entrambi ci mantenessimo in salute perfetta per poterci prendere cura di lui. Solo questo pensiero era in grado di scatenare ansie infinite che turbavano notti di sonno interrotto da frequenti poppate.
    Mi ponevo anche il problema di come far capire al mio bimbo, abituato dalla nascita ad uscire sempre, che non avremmo più fatto le nostre lunghissime passeggiate, le soste al parco e non avremmo più visto gli amici e i parenti?
    Dopo le prime settimane in cui ho pulito tutto il pulibile, cucinato tutto il cucinabile e mi sono arrovellata su questi quesiti, queste ansie e questi pensieri insani lasciandomi travolgere da una bruciante nostalgia per la mia famiglia di origine, ho improvvisamente trovato pace guardando proprio il mio bimbo.
    Come dico in Memorie di una Tata, Anima Edizioni 2016 ho visto ancora una volta come i bambini ci insegnano la vita.
    Il piccolo puffo ha autonomamente deciso di crearsi una sua routine, di fare scoperte e di guardare con occhi meravigliati un ambiente domestico conosciuto che in realtà era in grado di offrire ulteriori sorprese.
    Si aggirava per casa regalandomi un sorriso di candidi dentini da latte ogni volta che incrociava il mio sguardo ed ha approfittato dell'avere mamma e papà a disposizione per farsi coccolare quanto più possibile.
    Noi sciocchi adulti non abbiamo capito subito che in realtà era lui a coccolare noi, a farci sorridere e a scaldarci i cuori.
    Ben presto siamo passati da "sarebbe molto meno dura una quarantena da soli" a "Grazie vita per averci regalato il nostro piccolino che ha reso sopportabile, e per certi versi spensierato, questo strano periodo".
    Farò tesoro ancora una volta di come siano proprio i più piccoli ad essere i più grandi maestri a nostra disposizione.
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  3. Maternità, amiche e altre tragedie

    By SerenaMilano85 il 5 Feb. 2020
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    In Manuale di Sopravvivenza alla Gravidanza, Anima Edizioni 2019, dedico un intero capitolo alle amiche in cui racconto cosa succede generalmente dall'annuncio della gravidanza ai primi mesi dopo il parto.
    La vita prosegue a ritmo vorticoso e quindi di cose ne sono accadute da quando ho consegnato il libro circa un anno fa e in questo post ve lo racconto.
    Dopo aver salutato le amiche disperse, si entra nel circolo delle amiche mamme, ovvero tutte quelle con cui si entra in contatto per via della maternità, che non sono proprio amiche, amiche però capita di trascorrere del tempo insieme.
    La cosa più evidente nelle conversazioni tra mamme, sia che siano nella vita reale, sia che appartengano a gruppi virtuali è la competizione.
    Una maledetta, agguerritissima competizione.
    Su ogni argomento!
    Ci sono quelle che hanno il neonato di due mesi che si regge da solo la bottiglia di latte da 180ml perché mangia sempre tutto e tanto, quelle che hanno la bambina di quattro che pronuncia distintamente "mamma" e "papà" con cognizione di causa.
    Quelle che hanno i figli che a 7 mesi camminano, corrono e saltano che Yuri Chechi levati proprio!
    Quelle che hanno uno svezzamento talmente avviato che i figli mangiano anche il vasetto dell'omogeneizzato!
    Quelle con il bambino di 10 giorni che ha già preso gli orari giusti delle poppate, non scambia il giorno per la notte e di notte dorme. 12 ore. Sempre.
    E poi ci siete voi!
    Nel gruppo del voi, mi inserisco anche io. Se volete mi metto anche in prima fila!
    Voi ed io che siamo banalissime mamme normali.
    Quelle che hanno i figli che di notte chiedono il latte, che il passeggino sembra che abbia gli spilli nella seduta, che non è mai ora di andare a letto e che a volte bisogna fare delle scelte come deporre gli amati tacchi e ripiegare su una scarpa ginnica.
    Quelle che hanno figli urlanti per non si sa quale motivo e mentre tentano di mantenere un minimo di femminilità indossando dell'intimo decente, sfoggiano sulla maglia una macchia di cibo lanciato dal pargoletto che a pranzo ha scoperto che il cucchiaio è una catapulta fenomenale!
    E così capita che mentre ci si ritrova in pigiama e vestaglia dopo una lunga giornata in cui il piccoletto ci ha messo a dura prova (lo so bene che le mamme perfette con figli perfetti sono come quelle della pubblicità, ma noi siamo dell'altro gruppo, vi ricordate?), in cui avete allagato il bagno dopo il bagnetto, i cesti della biancheria da lavare sono ancora pieni e avete tentato di mettere insieme la cena con la creaturina attaccata alla gamba, vi viene in mente di mandare un messaggino alle vostre amiche mamme normali in cui esprimente perplessità con domande come "ma perché a casa mia ogni tanto esplodono tragedie per nulla?" o "è mai possibile che io arrivi sempre a sera come una che è stata travolta dalla...

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  4. Maternità e circoli virtuosi

    By SerenaMilano85 il 15 Jan. 2020
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    Qualche sera fa sono stata ospite di Anima Edizioni a Milano a presentare il mio ultimo libro, Manuale di Sopravvivenza alla Gravidanza e raccontando i vari aneddoti, tra le risate, mi sono trovata a riflettere su come durante la maternità si creino dei circoli virtuosi e viziosi.
    Mi sono concentrata sui primi perché erano degni di nota e perché credo che alcuni siano così meritevoli e semplici da attuare che sarebbe carino se sempre più mamme vi ricorressero.
    Quando ho scoperto di essere incinta, ho pensato a cosa mi potesse servire e davanti a me si è aperto il mondo del materiale occorrente. Più che un mondo era una galassia. Mi serviva tutto e in quel tutto c'erano un'infinità di oggetti quasi sconosciuti, cose che non avevo mai sentito sebbene io con i bambini abbia trascorso gran parte della mia esistenza. Da dove sarei dovuta partire?
    Vagavo immersa nei miei dubbi quando una delle mie amiche già mamme (alcune amiche già mamme sono preziose, tenetevele strette perché l'importanza di una risata in un momento no, è inestimabile) mi ha chiesto: "Ti offendi se ti presto delle cose dei miei bimbi che loro non usano più? Le usi e quando non ti servono più me le rendi!".
    Ho accettato di buon grado, anche perché significava chiedere a qualcuno con più esperienza di me cosa effettivamente servisse e cosa no. Da quel giorno è iniziato uno scambio di borse e scatoloni pieni di oggetti dedicati all'infanzia. Insieme a lei, che è stata la prima, se ne sono aggiunte altre che hanno continuato a offrirmi vestiti e oggetti dei loro pargoletti e alla fine io mi sono trovata ad acquistare giusto qualche cosa per necessità e qualche altra per sfizio personale.
    Per darvi un'idea sommaria, pensate che mio figlio non ancora nato disponeva di un guardaroba completo da 0 a 24 mesi. Aveva a disposizione più vestiti di quanti ne avessimo io e mio marito.
    Il tempo è volato e piccolo Noah è cresciuto, presto mi sono trovata ad affrontare i cambi di stagione e di taglia e a riporre tutto ciò che non mi sarebbe più servito.
    Sono stata pervasa da una moltitudine di sentimenti contrastanti.
    In primis l'infinita gratitudine per essere stata benedetta con l'arrivo del mio cucciolo nella mia vita; la mia vita era bella anche prima del suo arrivo, ma da quando c'è lui l'amore e le risate hanno uno spazio pressoché infinito.
    Poi sono stata investita da una profonda, viscerale tristezza.
    Mentre piegavo ciò che non avrebbe mai più indossato, sono stata messa davanti all'incredibile velocità con cui sfugge il tempo.
    Se da un lato sono privilegiata per poter vivere mio figlio in ogni singolo istante, dall'altro sono sconcertata da quanta vita è già passata in un battito di ciglia.
    Non serve più, non sta più.
    Cosa ne sarà di quei vestiti?
    Giaceranno per anni in uno scatolone? Avrò il privilegio di poterli riutilizzare o li regal...

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  5. L'Autonomia

    By SerenaMilano85 il 7 Jan. 2020
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    Alzi la mano chi, almeno una volta nella vita, si è sentito dire di quanto sia importante fare da soli. Sono certa che il famoso detto "chi fa da sé, fa per tre" vi suonerà molto familiare.
    Ma cosa succede quando questa domanda è rivolta ai vostri bimbi? E in che modo vi viene chiesto?
    Mi ponevo queste domande oggi, dopo che per l'ennesima volta mi è stato chiesto "Gioca da solo?".
    Cosa è nascosto dietro a questa domanda?
    Perché ci si aspetta e si ambisce al fatto che un bambino di un anno e mezzo o anche più piccolo sia in grado di stare da solo?
    Viaggiando nei ricordi non posso fare a meno di pensare a quando mia mamma con voce orgogliosa esclamava di come io fossi una bambina bravissima perché ero in grado di giocare da sola per delle ore.
    La verità è che ero una bambina piuttosto isolata e, non avendo nessuno con cui giocare, bambino o adulto che fosse, giocavo da sola. Di certo non era una mia scelta, era semplicemente un far di necessità virtù.
    Ma ciò che più mi crea disappunto è come questa capacità di stare solo sia associata al concetto di essere autonomo.
    Solitudine = Autonomia.
    Una dicotomia, a mio avviso, completamente errata.
    Autonomia significa essere capaci di fare da soli, di avere risposte adeguate a stimoli e situazioni esterne ed è ovvio che bambini molto piccoli possono solo iniziare a familiarizzare con il concetto e non essere autonomi in toto.
    Quindi mamme normali con figli nella media tirate un respiro di sollievo! Se il vostro nanerottolo vi si attacca alla gamba per richiamare la vostra attenzione, significa che è un bambino perfettamente normale! Non super power come i bambini delle chat delle mamme che a 16 mesi prendono la patente, parlano fluentemente cinque idiomi diversi e suonano almeno tre strumenti (anche se portano ancora il pannolino!!!).
    Alla base di questo pensiero c'è la filosofia montessoriana con il famoso "aiutami a fare da me".
    Ho avuto la fortuna di entrare in contatto con questo pensiero durante un periodo in cui ho lavorato in una scuola dell'infanzia dove ho potuto vedere con i miei occhi di come sia molto più importante che i piccoletti imparino a fare piccoli gesti di cura verso se stessi per crescere con una buona autostima.
    Sto parlando di impugnare le posate, bere dal bicchiere, vestirsi e svestirsi, prendersi cura dei propri effetti personali.
    Se dovessi ridurre ai minimi termini questo pensiero, direi che potremmo affermare che per un bambino di cinque o sei anni è molto più importante sapersi pulire il sederino, infilare le mutande e allacciare le scarpe che essere il nuovo fenomeno di non si sa cosa.
    Tornando alla domanda che ha scatenato questo mio post "Gioca da solo?" potrei rispondere che, se intendono che se ne sta da qualche parte per casa a buttare all'aria le sue carabattole per ore senza che...

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  6. Maternità e Babywearing

    By SerenaMilano85 il 30 Dec. 2019
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    Babywearing significa letteralmente "indossare il proprio bambino".
    Io in questo mondo ci sono finita assolutamente per caso.
    Ho dedicato gran parte della mia gravidanza alla ricerca del trio perfetto, dell'ovetto migliore, di quel passeggino che mi facesse girare la testa! E l'ho trovato! Peccato che a mio figlio ovetto, carrozzina e passeggino facciano schifo a pari merito.
    Ho sempre visto in giro le mamme con marsupi e fasce e mi sono sempre chiesta chi facesse fare loro tutta quella fatica visto che esistevano i passeggini. Poi ho capito. Si chiama SOPRAVVIVENZA!
    Quando il mio piccolo urlatore aveva un mese di vita, complice la minaccia di pioggia, l'ho infilato in un marsupio per poter uscire a fare delle commissioni e ho scoperto che lì dentro non urlava. Anzi! Passeggiando un pochino finiva dritto, dritto tra le braccia di Morfeo.
    Da allora il marsupio è stato battezzato San Marsupio e mi ha letteralmente salvato la vita in molteplici occasioni.
    Parenti fastidiosi che arrivano addosso? Marsupio!
    Bimbo noioso da dentizione? Marsupio!
    Sesta malattia? Marsupio?
    Coccole? Marsupio!
    Passeggiata lunga? Marsupio!
    So che se un'esperta di babywearing leggesse questo pezzo, mi direbbe subito che un neonato non può stare in un marsupio perché non è pronto e soprattutto che il marsupio deve essere ergonomico. Avrebbe anche ragione, ma allora io non sapevo nulla di tutto ciò ed ho utilizzato un supporto di un famoso brand che non sapevo essere inadatto.
    Grazie ad un gruppo facebook e ad un mal di schiena particolarmente motivante ho studiato tutte le caratteristiche dei supporti a disposizione ed il piccolo Noah è stato presto trasferito in un supporto adatto ed ergo. Bimbo felice e mamma senza mal di schiena.
    Giuro che se mai facessi il secondo bambino, verrebbe messo subito in un supporto idoneo.
    Ma il punto qual è?
    Come racconto in Manuale di Sopravvivenza alla Gravidanza, Anima Edizioni 2019, ogni volta che una mamma compie una scelta, c'è sempre un esercito di persone pronte ad offrire un consiglio o un commento assolutamente non richiesto.
    Quindi i preziosi contributi offerti sono stati:
    Respira?
    Sta comodo?
    Devi farlo piangere e deve imparare a stare giù!
    Ha caldo?
    Ma sta bene lì dentro?
    Il tutto ripetuto nel corso dei mesi per più e più volte a settimana.
    Per me il babywearing è iniziato come sopravvivenza, ma ben presto è diventato una pratica di legame con il mio bambino, un modo per calmarci entrambi, per sentirci vicini, per esplorare il mondo e la vita cuore a cuore. Finiamo così la giornata, abbracciati in un momento tenero e così stretti l'uno all'altra affrontiamo quelle che sono le nostre difficoltà nel quotidiano.
    Non pretendo che piaccia e venga capito da chiun...

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    Last Post by SerenaMilano85 il 30 Dec. 2019
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  7. Maternità e Festività: il rito dei doni dei parenti

    By SerenaMilano85 il 19 Dec. 2019
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    Nei miei sogni c'è sempre stato un magico Natale con tutta la famiglia riunita, due anni fa in tal contesto ho dato l'annuncio della mia gravidanza. Gioia, giubilo e gridolini di entusiasmo.
    Lo scorso anno con il bimbo piccino non ho potuto dare sfogo a tutte le mie velleità natalizie , ma quest'anno, nonostante io abbia sposato il Grinch, mi sono scatenata.
    Noah deve avere un magico Natale!
    Quindi a fine novembre sono andata a saccheggiare il negozio di scarpe che mi ha fornito un numero indefinito di scatole vuote per costruire il camino in cui ho messo legna vera e lucine rosse. Albero di Natale decorato con lucine, palle e trenino con Babbo Natale.
    Balcone con albero di Natale addobbato e tenda di lucine e per Noah un alberello in panno con tanti graziosi addobbi di cui disporre liberamente.
    Di tutto ciò mio figlio non ha guardato nulla! Ma niente davvero!
    Ha trovato molto interessante l'albero di Natale della mia amica Niky, quello di mia mamma, persino quello della ludoteca. Di quello che ho preparato io nulla!
    Ma io non mi sono scoraggiata!
    Nelle chat con le mie amiche ho iniziato conversazioni tipo"Cosa fate a Natale?", "Avete già addobbato la casa?", "Come vi vestite tu e i bambini?".
    Ho scoperto che a fine Novembre tutte eravamo già grintose e preparate con gli addobbi pronti ed i vestiti scelti. Tutte siamo state colte da un moto di originalità per cui gli outfit prevedono qualcosa di rosso, qualcosa in tessuto scozzese, le madri uguali alle figlie femmine mentre chi ha un maschio si accontenta del colore che fa pendant.
    Ma la vera ragione per cui tutte eravamo così pronte è perché in alcune zone del nord, la notte tra il 12 ed il 13 dicembre passa Santa Lucia a portare i doni ai bimbi.
    Gli alberi devono essere pronti ed illuminati così che la santa si possa fermare a depositare il suo prezioso carico, ai balconi si vedono appesi mazzolini di fieno ed i più grandicelli preparano vassoi con fieno, carote e acqua per l'asinello che traina il carretto.
    Per noi è una tradizione magica, nella mia memoria la festa più magica ed attesa dell'anno.
    Vivendola da mamma però la mia visione si è lievemente modificata.
    Ho scoperto, anche chiacchierando con le mie amiche, che si è attivata un'usanza per cui i parenti ti portano a casa i doni di Santa Lucia. Dopo giorni di ricerche spasmodiche per avere proprio quei giochi pensati per divertire, stimolare, far gioire il tuo bambino, arrivano i parenti modello "calata dei barbari" a portarti dei giochi.
    Pure i parenti che non si vedono mai!
    Ovviamente tutte hanno confermato la mia impressione cioè che tale usanza sia decisamente fastidiosa perché siamo sempre molto grate quando volete portare un pensierino ai nostri pargoli specialmente se ci chiedete cosa può ...

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    Last Post by SerenaMilano85 il 19 Dec. 2019
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  8. Maternità e Cambiamenti: la vaschetta da bagno

    By SerenaMilano85 il 4 Dec. 2019
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    Credo che sia sufficiente la parola maternità per far pensare a chiunque ad uno tsunami di cambiamenti.
    Come sempre quando si pensa ad un cambiamento si tende a pensare a qualcosa di macroscopico. Cambiamento del corpo, dello stile di vita, dei gusti, della gestione delle spese, del tipo di vacanze. Cambiamenti così grossi che a volte si prende un respiro profondo per farsi trovare pronti, li si pianifica si cerca di gestirli al meglio, ma sebbene tutto ciò sia vero, cosa succede quando a provocare turbamenti d'animo sono cambiamenti piccolissimi?
    Qualcosa come il cambiamento di una vaschetta da bagno.
    Siete sicuri che una vaschetta da bagno per bambini non possa turbarvi?
    Vediamo cosa è successo.
    Nel primo pomeriggio, mentre facevo addormentare il mio piccolino e ne annusavo il suo inconfondibile profumo, pensavo che avrei dovuto comprargli una nuova vaschetta per fare il bagno. Quella azzurra di Topolino che stavamo usando da mesi ci ha improvvisamente abbandonato facendosi trovare crepata e tagliente. Così mi sono messa a scorrere mentalmente la lista delle vaschette a me note per decidere quale fosse la migliore in cui permettere a mio figlio l'allagamento del bagno quotidiano.
    (Oltre agli ormoni in rivolta, la maternità regala anche un'approfondita conoscenza di infiniti oggetti per la cura del bambino, di ognuno se ne conoscono almeno dieci modelli, pregi e difetti compresi.)
    Quindi, quando siamo usciti per andare ad acquistarla, ho preso la più economica che ho trovato sullo scaffale perché, diciamocelo chiaramente: è solo una vaschetta da bagno in plastica!
    Al nostro rientro quella crepata è stata messa davanti alla porta di casa per essere accompagnata in discarica in un secondo momento ed è stato in quell'istante che ho guardato il mio zelante marito e gli ho detto "Non buttarla".
    Lui, visto che è ancora traumatizzato dalla mia recente raccolta di materiale per realizzare gli addobbi natalizi, mi ha guardato con espressione evidentemente preoccupata e sicuramente pensando che volessi trasformarla in una mangiatoia in cui deporre Gesù bambino, mi ha chiesto "Perché?".
    "Perché non sono pronta".
    Era vero. Non ero pronta a buttare una vaschetta da bagno rotta.
    Ammetto di essermi sentita sciocca, una mammina troppo attaccata ad oggetti di poca importanza eppure, in una frazione di secondo, ho realizzato cosa quella vaschetta ha rappresentato per me.
    Era un momento di dolcezza quotidiano, di gioco, di coccola che vivo da mesi con mio figlio. L'ho usata con un piccolo riduttore all'interno quando era poco più di un neonato, l'ho visto crescere, imparare a stare seduto da solo, schizzare quanta più acqua possibile in giro con mani e gambe. L'ho visto cercarsi i piedini quando proprio non riusciva a trovarli nell'acqua resa opaca dall'amido, l'ho visto f...

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    Last Post by SerenaMilano85 il 4 Dec. 2019
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  9. Una Beatrice Contemporanea

    By SerenaMilano85 il 24 Mar. 2016
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    Recentemente ho conosciuto una donna fantastica che incarna perfettamente la filosofia di Ho Scelto di Guarire.
    Lei, la sua storia, la sua determinazione ed il suo coraggio mi hanno colpita così tanto che le ho chiesto di raccontare la sua storia per voi.
    Buona lettura. <3

    Mi chiamo Beatrice, Beatrice del Borrello ed ho 54 anni.
    Non ho vissuto un’infanzia ed un’adolescenza serene, sono rimasta orfana di madre a 13 anni e mi sono dovuta occupare di due fratellini più piccoli e di mio padre.
    Un padre-padrone con cui non avevo alcun dialogo. L’unica parola che aveva per me era “NO”!
    All’età di 22 anni ho avuto mio figlio, dico MIO perché si dall’età di 11 mesi mi sono occupata di lui da sola dopo la separazione con suo padre.
    Lavoravo, lavoravo, lavoravo.
    La vita non mi regalava nulla (ma questa è un’altra storia).
    Nell’anno 2000 ci furono vari eventi che cambiarono radicalmente la mia vita:
    ricevetti da mio padre la più grande delusione che poteva darmi;
    il mio pseudo fidanzato mi lasciò;
    l’azienda per cui lavoravo chiudeva i battenti;
    dovevo traslocare entro l’anno.

    Tutto andava male, il mondo ce l’aveva con me!

    Avevo un desiderio, nemmeno tanto celato, di morire.

    Cominciai seriamente a non sentirmi bene e dopo mesi e mesi di malesseri e di dolori feci dei controlli medici.
    Nel luglio 2001 mi diagnosticarono un carcinoma alla mammella destra, la scoperta fu accompagnata dall’augurio di poter festeggiare il Natale successivo.
    Finalmente! Mi trovai a pensare.
    Finalmente la possibilità di dire e fare tutto ciò che per paura e per condizionamenti non avevo né detto né fatto.
    Volevo godermela, finalmente potevo godere del poco tempo che mi restava!
    Nessuno avrebbe contestato nulla.
    Avevo i giorni contati. Stavo morendo!

    Avevo deciso di godermela tutta.

    Ecco il REGALO! E da allora ho cominciato a VIVERE!
    Ho compreso che la vita è un dono, la vita è meravigliosa e che io sono preziosa per me.
    La malattia è stata la cosa “più sana” della mia vita.
    Grazie a lei la mia anima, tramite il mio corpo, mi ha parlato, mi resi conto che niente e nessuno poteva decidere per me.
    Solo io potevo farlo.
    La malattia è stata un regalo. Il più grande regalo che potessi mai ricevere.
    Il regalo di poter scegliere e ho SCELTO DI VIVERE!
    Di godere dei piaceri della vita.
    Ho colto l’opportunità! Non era un problema la malattia, ma un trampolino di lancio.
    Nel 2002 feci la chemio, l’intervento e la radioterapia.
    Nel corso di vari anni ho subito 5 interventi chirurgici.
    Ufficialmente, da anni, mi hanno diagnosticato varie recidive, ma ho rifiutato tutte le cure proposte dai protocolli medici.
    Dico sarcasticamente che sono un cadavere che cammina in quanto la medicina ufficial...

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    Last Post by chiara2 il 25 Mar. 2016
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  10. - E Tu Sei D'Accordo? -

    By SerenaMilano85 il 2 Dec. 2015
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    Da sempre crediamo che ad insegnarci la vita siano i maestri ed identifichiamo in questo ruolo anziani uomini barbuti o personaggi famosi che riteniamo sapere molte più cose di noi.
    Lavorando con i bambini mi sono accorta molto spesso che sono proprio queste piccole creature ad essere dei Maestri in corpi molto piccoli a cui spesso mancano i denti davanti.

    Succede che dopo un po’ di tempo inizino a chiedermi se ho fratelli o sorelle, come si chiama la mia mamma, quanti anni ho, se ho animali domestici o se sono una mamma.
    Quando ad un bimbo di 11 anni ho detto di vivere con il mio fidanzato senza essere sposata, lui, che viene da una famiglia tradizionale, mi ha guardata dritta negli occhi e mi ha detto “E tu sei d’accordo a non essere sposata?”.
    Io gli ho risposto “Ovvio!”, ho sorriso e ho proseguito nel mio lavoro.
    Una volta giunta a casa però mi sono fermata a ripensare a quella domanda lapidaria.

    TU SEI D’ACCORDO?

    Ho pensato a come, delegando sempre la responsabilità degli accadimenti della nostra vita a qualcuno all’esterno, non ci fermiamo mai a chiederci se siamo d’accordo nel trovarci in una determinata situazione.
    Dando il merito, o la colpa, a qualcun altro ci releghiamo nel ruolo di esseri incapaci di intendere, di volere e di agire.
    Ma davvero vogliamo vivere così?

    Ponendo come condizione assoluta che siamo nell’impossibilità di cambiare l’esterno abbiamo il dovere di ricordarci che possiamo cambiare noi stessi. E se noi stessi cambiamo obblighiamo la realtà esterna a subire modifiche.

    Quindi quando trascorriamo il tempo a lamentarci del posto di lavoro, del vicino di casa, delle amiche, della famiglia,del partner, del governo o della crisi perché non ci zittiamo e ci chiediamo “Ma io sono d’accordo ad essere in questa situazione?”.
    Facendoci la domanda e dando molta attenzione alla risposta iniziamo il percorso di cambiamento. Passo dopo passo potremmo trovarci a stravolgere le situazioni che non ci piacciono solo apportando cambiamenti a noi stessi.

    Ora devo andare a torturare il mio fidanzato perché non sono convinta di essere d’accordo sul restare nubile.

    A presto!

    PS se mi sposa vi invito ;-)
    Last Post by SerenaMilano85 il 2 Dec. 2015
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